Descrizione
Starà al lettore scoprire la tesi che anima questa ultima fatica di Francesco Fiumara. Qui si vogliono sottolineare solo due questioni.
La prima è una questione di metodo e cioè la presa d’atto, non facile, che le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni e che l’idea di raddrizzare il legno storto dell’umanità è una cosa che accomuna tutti i totalitarismi. Gli esseri umani sono imperfetti e così il mondo che essi hanno creato, commettono errori e, come sa chi va per mare, mantenere una certa rotta significa correggere in continuazione gli effetti delle correnti, delle onde e dei venti. Questo vuol dire che a volte i fatti sono più forti dei principi.
Il che ci collega alla seconda questione che come un fiume carsico appare e scopare nel corso di tutto il testo, vale a dire quella del riformismo, o del socialismo umanitario, o del gradualismo pragmatico.
Si tratta cioè, anche in questo caso, di una presa d’atto, spesso dolorosa, e cioè che l’ideale è qualcosa a cui tendere, una aspirazione che non è detto si raggiungerà mai e che anzi forse, spesse volte, è meglio che non si raggiunga. Infatti, la libertà assoluta porta alla licenza e un eccesso di eguaglianza porta a soprusi e privazioni.
Ecco questo forse è il sentimento che innerva il testo e cioè che non vi sono mai formule magiche, valide sempre e ovunque per governare l’umana famiglia. Non c’è un pilota automatico a cui affidarsi, ma, come i nocchieri sanno bene, è necessario vegliare sempre, mantenere capacità di giudizio e tenere costantemente d’occhio i venti le onde e le correnti.