Descrizione
Questo volume raccoglie gli atti della giornata di studi: “Norberto Bobbio, filosofo del diritto, filosofo della politica, storico del pensiero politico”, che si è tenuta a Napoli il 23 novembre 2017 presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università Federico II di Napoli.
La letteratura critica sull’opera di Bobbio è già ampia e si accresce di continuo, come mostrano anche alcuni volumi usciti di recente, cfr., ad esempio, M.G. Losano, Norberto Bobbio. Una biografia culturale, Carocci, Roma 2018 e G. Pasquino, Bobbio e Sartori. Capire e cambiare la politica, Università Bocconi Editore, Milano 2019. Rispetto a questo panorama interpretativo, il convegno napoletano non voleva disegnare un ritratto complessivo, sia pure a più voci, dell’attività intellettuale dello studioso torinese, bensì raccogliere alcuni approfondimenti monografici in grado di illuminare aspetti particolari del suo percorso di ricerca. Un simile intento risultava per molti versi già chiaro ponendo mente alla intitolazione della giornata di studio, che programmaticamente tralasciava numerosi profili di indubbio interesse, quali, per esempio, la sua attività di docente, quella di commentatore politico o di studioso di scienza politica, per concentrarsi sui principali campi di indagine dell’itinerario bobbiano. Campi d’indagine, vale la pena di rilevare, che nonostante siano concettualmente distinti sono fra loro connessi.
Tali coordinate interpretative si trovano rispecchiate nei diversi contributi qui raccolti che, per quanto animati ciascuno da un tèlos particolare, trovano dei naturali punti di convergenza proprio sulle direttive euristiche fissate dal programma dei lavori. La prospettiva giusfilosofica risulta centrale nei saggi di Giuseppe Acocella (Giuseppe Capograssi e Norberto Bobbio: un confronto su Kelsen) e di Vincenzo Rapone (Scienza e Tecnica in Norberto Bobbio. Giusliberismo versus giuspositivismo) che, da angolazioni diverse, indagano il rapporto di Bobbio con la dottrina pura del diritto, un rapporto più problematico e complesso di quanto spesso si ritiene. A metà strada tra filosofia del diritto e filosofia politica si colloca il contributo di Michelangelo Bovero (Bobbio e il giusnaturalismo: tra teoria e ideologia). Più propriamente rivolti alla filosofia politica sono invece gli interventi di Gaetano Pecora (Tolleranza e laicità nel pensiero di Norberto Bobbio), Gianfranco Borrelli (Ragion di Stato e democrazia: il potere invisibile secondo Norberto Bobbio) e di Elena Cuomo (Norberto Bobbio e la democrazia del colloquio discorde e appassionato. Note a margine di un’eredità viva e vulnerabile). In ciascun caso, però, risulta evidente che la indagine filosofico-politica bobbiana non è mai una disquisizione sui massimi sistemi, bensì sempre una ricerca volta a definire problemi particolari ovvero a fissare i limiti di categorie interpretative generali. In una direzione analoga, ma più intesi a sottolineare la riflessione bobbiana in chiave di politica della cultura, si muovono anche il contributo di Maria Pia Paternò (Norberto Bobbio e Günther Anders: il problema della guerra e la responsabilità degli intellettuali) e quello di Aurelian Craiutu (Moderation and Meekness: Two Virtues for Courageous Minds). Hanno invece un carattere più propriamente storico e/o storiografico, sia pure orientati a una storiografia concettuale, gli interventi di Giuseppe Sciara (Tra le carte di Bobbio: il confronto con la figura di Croce alla morte del filosofo), Maurizio Griffo (L’accademia come ascesi mondana: Solari e Bobbio) e Giovanni Scarpato (Tra giusnaturalismo e storicismo. Norberto Bobbio lettore di Giambattista Vico).
Al di là del taglio analitico di ciascun contributo esiste però un minimo comun denominatore tra i vari saggi qui raccolti; per illustrarlo sinteticamente faremo riferimento a un motto di spirito di cui forse i lettori meno giovani hanno memoria. Sulla copertina del mensile “Linus” del luglio 1990 compariva una vignetta di Altan raffigurante un genitore che cerca di imboccare il figlio seduto sul
seggiolone dicendogli: forza mangia gli spinaci, frase a cui il bimbo replica: li mangia anche Bobbio? Con questo disegno il vignettista prendeva in giro il richiamo a Bobbio come un oracolo che, spesso a sproposito, caratterizzava la discussione pubblica dell’Italia del tempo. Adesso siamo in tutt’altra stagione, ma il monito scherzoso del papà di Cipputi resta sempre attuale; per discutere il contributo e l’eredità di Bobbio occorre accostarsi alla sua riflessione con rispetto ma senza inutile deferenza, sine ira et studio, come si è cercato di fare nella giornata di studi di cui si raccolgono qui gli atti.
A cura di Maurizio Griffo, già borsista dell’Istituto italiano per gli studi storici, è professore ordinario di storia delle dottrine politiche presso l’università «Federico II» di Napoli. Collaboratore di varie riviste fra le quali «L’Indice dei libri del mese», «Il Pensiero Politico», «L’Acropoli»; membro del coordinamento di redazione di «Le Carte e la storia».
Si è occupato, fra l’altro, della tradizione del meridionalismo italiano; di storia dei sistemi elettorali; della storia costituzionale e amministrativa dell’India coloniale e del nazionalismo indiano (Gandhi, Nehru); del pensiero politico francese (Condorcet, Constant, Guizot, Tocqueville, Considerant); del costituzionalismo anglo-americano (Walter Bagehot, John Adams, Thomas Paine); della cultura liberale italiana (Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Gaetano Mosca, Panfilo Gentile, Mario Vinciguerra).
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