Reddito di cittadinanza. Una antologia

“Quando la creazione di ricchezze non dipenderà più dal lavoro degli uomini, questi moriranno di fame alle porte del Paradiso, a meno di non rispondere con una nuova politica dei redditi alla nuova situazione tecnica”
Wassily Leontief

 

Il volume è una antologia – con testi che vanno da Plutarco a Martin Ford – nella quale i diversi autori, riflettendo sui cambiamenti economici e tecnologici, sostengono la necessità, pur con diverse argomentazioni, dell’istituzione di un reddito di cittadinanza.

Licosia, eBook (ePub, Kindle) pagine 590

Descrizione

Questa antologia ha un doppio obiettivo. Da una parte quello di mostrare come la necessità di un reddito di cittadinanza a chi è rimasto indietro, o quanto meno di un sostegno finanziario generalizzato, è una questione non nuova e soprattutto non esclusiva di una singola parte politica.

Dall’altra mostrare che le ragioni che hanno indotto gli autori a sostenere la necessità di un reddito di cittadinanza sono varie ed evolvono nel tempo. Qui si vuole porre l’accento su quelle ragioni che, a parere di chi scrive, fanno del reddito di cittadinanza una necessità certo economica ma soprattutto politica e non soltanto, come pure molti autori giustamente sostengono, un dovere morale di solidarietà verso i propri simili.

Qui si vuole sostenere una tesi diversa e cioè che garantire a tutti di che vivere è cosa necessaria a preservare quelle condizioni istituzionali e politiche che sono proprie di una “società aperta”. Quelle condizioni che sono alla base dello straordinario progresso sociale e dello strabiliante sviluppo economico dell’Occidente e dei popoli che hanno adottato il modello occidentale.

Per dirla in maniera diretta, senza un reddito di cittadinanza le liberal-democrazia occidentali rischiano di tramutarsi nel loro opposto, vale a dire in regimi autoritari, siano essi di uno solo, di pochi o dei più. E nel momento in cui collassano quelle architetture istituzionali fatte di nomocrazia, divisione dei poteri, pluralismo, diritti individuali, secolarizzazione, democrazia con esse crolla anche quelle istituzioni economiche che hanno creato il miracolo occidentale.

Sta, infatti, conquistando un consenso crescente la tesi che la chiave della ricchezza delle nazioni vada individuata, capovolgendo la tesi di Marx, in quelle infrastrutture istituzionali proprie di una società aperta. Basti a tale proposito citare il successo planetario del libro di Acemoglu e Robinson, Why Nations Fail1 che ha il merito di dare una dimostrazione geografica alla tesi del “primato istituzionale”, mostrando come il confine che separa una società aperta da una società chiusa coincide con il confine che separa il benessere economico dal sottosviluppo. In altri termini, là dove vi è un sistema politico di tipo autoritario là non vi può essere sviluppo economico e progresso sociale.

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